Con l’approvazione del Cyber Resilience Act (CRA), l’Unione Europea ha compiuto un passo determinante nella definizione di un sistema normativo capace di tutelare in modo sistemico la sicurezza dei prodotti digitali immessi sul mercato. Il nuovo regolamento - il primo nel suo genere - interviene in un settore storicamente privo di standard vincolanti, introducendo obblighi chiari per produttori, importatori e distributori di dispositivi connessi.
L’obiettivo è ambizioso: assicurare che ogni prodotto digitale destinato al mercato europeo sia sicuro per tutto il suo ciclo di vita. Si tratta di una misura che va ben oltre il perimetro della compliance formale, poiché incide direttamente sulla progettazione, sulla gestione delle vulnerabilità e sull’interazione con l’utente finale.
Il CRA si colloca all’interno di un ecosistema normativo in rapido consolidamento, che comprende anche la Direttiva NIS2 e il Digital Operational Resilience Act (DORA), e rappresenta una risposta concreta alla crescente esposizione ai rischi informatici in ambito consumer, industriale e infrastrutturale.
Nel 2021, oltre la metà dei dispositivi IoT testati nell’Unione Europea presentava vulnerabilità di sicurezza note. Fino ad oggi, l’assenza di un quadro uniforme ha lasciato ampi margini di discrezionalità nella gestione dei rischi digitali da parte delle imprese. Il CRA nasce per colmare questo vuoto, trasformando la sicurezza da elemento opzionale a requisito normativo obbligatorio.
Il regolamento si applica ad una vasta gamma di prodotti, dai router alle smart TV, dagli elettrodomestici connessi ai sistemi industriali, fino ai software embedded. Qualunque dispositivo o componente digitale destinato al mercato dell’UE dovrà essere progettato e gestito secondo principi di sicurezza informatica by design e by default.
L’introduzione del CRA comporta una revisione sostanziale delle responsabilità lungo tutta la filiera. I produttori saranno chiamati a dimostrare, attraverso documentazione tecnica puntuale, di aver effettuato una valutazione dei rischi associati ai loro prodotti e di aver adottato misure di mitigazione adeguate. Inoltre, dovranno garantire la disponibilità di aggiornamenti di sicurezza, anche in modalità automatica e da remoto, per tutto il periodo di supporto previsto.
Uno degli aspetti più rilevanti del nuovo regolamento è l’obbligo di notifica, che impone alle imprese di comunicare all’ENISA - l’Agenzia europea per la cybersicurezza - qualsiasi vulnerabilità emersa entro 24 ore dalla scoperta. Gli utenti potenzialmente coinvolti dovranno essere informati tempestivamente, al fine di contenere eventuali danni.
Anche importatori e distributori avranno obblighi specifici: dovranno accertarsi della conformità dei prodotti, conservare la documentazione tecnica e collaborare con le autorità in caso di verifiche o incidenti.
Le sanzioni previste per la violazione del CRA sono particolarmente severe. In caso di inadempimento, un’impresa potrà essere soggetta a multe fino a 15 milioni di euro o al 2,5% del fatturato globale annuo, a seconda di quale dei due importi risulti maggiore. Il sistema di vigilanza sarà affidato alle autorità nazionali competenti, coordinate a livello centrale dall’ENISA.
Sotto il profilo operativo, il CRA rappresenta una sfida complessa, soprattutto per le aziende di medie dimensioni. L’adeguamento comporterà una revisione strutturale delle policy interne, dei processi di sviluppo prodotto, dei contratti con fornitori e partner tecnologici e dei modelli di incident response. L’entrata in vigore piena del regolamento, prevista per il 2027, lascia teoricamente tre anni di tempo per conformarsi, ma i tempi tecnici necessari per realizzare interventi strutturali richiedono un’attivazione immediata.
Il CRA non è soltanto una norma tecnica. È un acceleratore di cambiamento nella governance del rischio, che impone una convergenza sempre più stretta tra sicurezza informatica, compliance e strategia aziendale. Le imprese dovranno integrare la gestione del rischio digitale nei propri modelli di controllo interno, aggiornare i piani di continuità operativa, rafforzare la formazione del personale tecnico e giuridico, e adottare framework di riferimento aggiornati, come l’ISO/IEC 27001 o il NIST Cybersecurity Framework.
L’adozione di una cultura della resilienza digitale sarà un fattore critico per evitare sanzioni, proteggere la reputazione aziendale e consolidare la fiducia di clienti e partner. La sicurezza informatica non è più una responsabilità accessoria, né una questione riservata ai soli team tecnici: è diventata una leva strategica per la sostenibilità e la competitività dell’impresa in un mercato sempre più regolato e interconnesso.
Riguardo all'autore
Esperta in Security e Risk Management, con una formazione nella Guardia di Finanza e un’esperienza consolidata nella prevenzione delle frodi, nelle investigazioni aziendali e nella compliance normativa. Attualmente ricopre il ruolo di Senior Manager, Risk – Global Investigations & Security Operations presso Amazon, dove è responsabile di attività investigative su scala globale, protezione degli asset aziendali e sviluppo di strategie di mitigazione del rischio.